I dispositivi di pompaggio, non differenziano molto sia se essi siano destinati ad una coltura in pieno campo o su una coltura in fuori suolo. In entrambi i casi si lavora con pressioni e con portate inferiori rispetto alle colture irrigate in pieno campo con i sistemi tradizionali.
L’approvvigionamento dell’acqua può venire da pozzi, da fiumi, da laghi naturali o artificiali o da condotte gestite da consorzi di irrigazione. L’irrigazione a goccia si applica mediante una rete di condotte adduttori a bassa pressione, che pertanto richiedono l’impiego di pompe a bassa pressione. (Se l’azienda è fornita di un impianto di approviggionamento idrico in pressione la pompa non è necessaria, al contrario occorrerà un riduttore di pressione).
La pompa deve avere le caratteristiche tali da poter fornire la portata e la pressione necessaria per l’esercizio dell’impianto, tenendo conto del dislivello del pozzo e delle superfici da irrigare.
A parte queste premesse, questa pagina è organizzata con uno schema che segue due argomenti principali che sono:
“Sistemi di pompaggio” e “Tubazioni e condotte di adduzione”.
Tubazioni e condotte di adduzione
Sono anche definite condotte principali e portano l’acqua dalla pompa o dal gruppo di testa ai vari settori che compongono l’impianto.
I tubi adduttori devono avere un diametro adeguato alla portata massima con la quale lavorano. I diametri più piccoli richiedono pompe di maggiore pressione per compensare le maggiori perdite generate dagli attriti. Problemi potrebbero poi insorgere quando si allungano le distanze che l’acqua deve percorrere rispetto a quanto calcolato nel progetto, per cui vale la pena un controllo della pressione presente in testa ai settori più lontani.
Condotte distributrici o di testate
Queste condotte alimentano le gocciolanti attraverso derivazioni realizzate con pezzi di vario tipo. Possono essere mono-laterali o bi-laterali a secondo che le ali gocciolanti derivate siano su un solo lato o su entrambi i lati della testata.
Per le colture orticole di pieno campo, le testate sono per lo più realizzate con condotte flosce detti “maniconi”, che si rigonfiano sotto la pressione dell’acqua.
Il diametro del “manicone” deve essere tale da ridurre al minimo le perdite di carico al suo interno, in modo da contenere al minimo le differenze di pressione in testa alle varie soluzioni. Il limite massimo delle perdite di carico consigliabile è del 5%.
Il diametro del “manicone” dovrà essere tanto più grande quanto maggiore è la sua lunghezza e la sua portata. Al momento dell’acquisto di un “manicone”, bisognerà tenere presente gli utilizzi che s’intendono fare negli anni futuri, in modo da poter operare eventuali aggiunte, e restare nel limite massimo di perdite di carico sopra indicato.