Grossa bacca ovoidale dalla buccia corpulenta e pelosa, il kiwi serba una polpa di color verde smeraldo tanto gustosa al palato quanto singolare alla vista …
con un tessuto fibroso centrale, detto “columella”, che si irradia tramite sottili filamenti in centinaia di semini neri. La pianta genitrice (Actinidia chinensis), una liana rampicante alta fino a dieci metri, affonda le sue radici lontano nei secoli, nella Cina imperiale di oltre settecento anni or sono. Qui, nutrendosi delle acque del fiume Yang-Tse (di qui l’appellativo autoctono di yang-tao), cresceva rigogliosa per la gioia dei monarchi, che la adoravano. Solamente nel XIX secolo i semi di questa pianta incredibile varcarono i confini dell’impero del sole, spediti prima in patria da un collezionista della Società Britannica di Orticoltura e di qui giunti a inizi ‘900 in Nuova Zelanda. Fu da tale incantevole isola del Pacifico che si diffuse la coltivazione di quello che nel frattempo venne chiamato kiwi, proprio come l’uccello più tipico della fauna neozelandese. Il kiwi cresce preferibilmente in ambienti umidi, attigui a corsi d’acqua, tuttavia già dagli anni Ottanta del secolo scorso, la ricostruzione artificiale del microclima necessario ha permesso anche alle regioni del Mediterraneo di riservare estese piantagioni a questo frutto: l’Italia nientemeno ne è tra i maggiori produttori mondiali, assieme a Cina e Nuova Zelanda, nonostante questo genere di produzione stenti a decollare. A dispetto delle comprovate qualità benefiche, di fatto il kiwi risulta ancora nell’immaginario comune un prodotto artificiale e di non facile consumo (spesso troppo acerbo, perché raccolto prematuramente). La varietà più diffusa a livello globale è quella dell’ Actinidia deliciosa “Hayward”, frutto a polpa verde e gialla, dal sapore poco acidulo. A questa si affiancano, ancora a livello sperimentativo soprattutto in Italia, varietà come l’ Actinidia arguta o baby kiwi e il kiwi a frutto rosso o bicolore. Tutt’altra storia per il kiwi giallo, il cui consumo pare attestarsi a quote sempre più ragguardevoli. Le varietà di casa nostra sono reperibili da novembre a giugno.
L’ACQUISTO
È bene scegliere i frutti più odorosi e non troppo duri al tatto. Naturalmente la buccia non deve presentare ammaccature ma essere soda e compatta.
VALORE NUTRITIVO E CONSUMO
Basterà dire che il kiwi contiene una quantità di vitamina C superiore a quella degli agrumi per condensarne, e riscattarne insieme, tutte le virtù. È un frutto infatti ricchissimo di benefici nutrizionali, certamente fra i più ricchi. Contiene potassio, vitamina E, fibre e luteina: è appunto per questo un vero portento della terra, un alleato universale per le difese immunitarie e per la tonicità dei muscoli. Contiene poco più di 40 calorie per 100 grammi di prodotto.
CONSERVAZIONE E USO
A temperatura ambiente i kiwi si conservano in media fino a quattro giorni, poco di più se tenuti in frigo, meglio e ancora più a lungo se chiusi in una busta di plastica. Generalmente all’acquisto risultano ancora acerbi, per questo può tornare utile tenerli assieme a frutta come banane, pere o mele: matureranno più in fretta. L’uso comune è quello del frutto fresco, da solo o in macedonie miste; l kiwi nondimeno può essere ghiotto ingrediente per marmellate, succhi e sciroppi, e anche inaspettato componente di primi e secondi piatti.
Risotto al kiwi e prosecco
Ingredienti per 4 persone
250 g di kiwi
200 g di riso 40 g di burro
1/4 bicchiere di vino Prosecco
4 mestoli di brodo vegetale
½ bicchiere di panna
50 g di Parmigiano grattugiato
Cipolla
Sale
Tritare la cipolla e farla rosolare con metà del burro, il sale e un po’ d’acqua. Aggiungere il riso e farlo cuocere per circa dieci minuti mescolando di tanto in tanto, irrorare con il vino e farlo evaporare. Unire, quindi, il brodo già caldo fino a coprire il riso. Continuare la cottura a fuoco moderato, aggiungere verso il termine la polpa di kiwi tagliata a cubetti, la panna, il burro rimasto e il parmigiano. Mantecare per un minuto e servire in piatti decorati con fettine di kiwi.